Il tesoriere di stato by Yannick Haenel

Il tesoriere di stato by Yannick Haenel

autore:Yannick Haenel [Haenel, Yannick]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


15.

Lo specchio girevole

Finalmente gli affidarono la gestione dei piani di rimborso. Non era lui a ricevere i clienti indebitati, un compito che richiedeva un’esperienza da lui non ancora acquisita, e un’immagine rassicurante che la sua giovane età non poteva garantirgli; quel compito spettava a Bernal o a Pellegrin, due «locali» che avevano maturato una notevole esperienza e che conoscevano i problemi dei vecchi minatori.

Studiando le pratiche, si rendeva conto che chi aveva contratto quei prestiti era già cosí indebitato da non poter rimborsare le rate mensili; vedeva soprattutto come le offerte che gli erano state fatte sfiorassero la truffa, e come i tassi d’interesse imposti dalle società di credito a quei poveracci privi di alternative fossero scandalosi. Cosí il piú delle volte forniva delle raccomandazioni che miravano alla pura e semplice cancellazione del debito.

Gli appariva evidente che le società di credito infrangevano la legge: innanzitutto perché proponevano a degli insolventi – cioè a persone cui era proibita ogni operazione bancaria, e che quindi non avevano il diritto di ottenere prestiti – quel che chiamavano garbatamente «riserve di denaro», «agevolazioni di pagamento» (in altre parole, sventolavano del denaro davanti a chi non ne aveva, come fa il diavolo); e poi perché i loro contratti erano scritti in modo da mascherare gli abusi che contenevano. Bataille dava la caccia a quegli abusi, e si adoperava per fare invalidare le procedure di recupero messe in atto da quei creditori che, senza vergogna, esigevano dai debitori, già in rosso, le penalità sui ritardati pagamenti.

Era stato Rousselier che aveva spiegato a Bataille come opporsi a un simile racket. Erano rimasti in contatto anche nel periodo in cui Bataille aveva frequentato la scuola di commercio; e dopo l’arrivo di Bataille alla Banca di Francia, si telefonavano diverse volte al giorno: Rousselier era diventato per certi versi il suo supervisore. E per augurargli il benvenuto nel mondo bancario, gli aveva spedito, con il suo solito senso del­l’umorismo, una cartolina che raffigurava il giovane Marx e, sul retro, una frase dei Manoscritti del 1844 che dava voce al pensiero del banchiere:

Io sono un uomo malvagio, disonesto, privo di coscienza, privo di spirito; ma il denaro è onorato, quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, quindi il suo possessore è buono, il denaro inoltre mi toglie la pena di essere disonesto, quindi si presume che io sia onesto; io sono privo di spirito, ma il denaro è il vero spirito di tutte le cose, come potrebbe essere privo di spirito il suo possessore?*

Bataille aveva appuntato con uno spillo il ritratto di Marx sopra la sua scrivania, accompagnato dalla fotocopia del testo. Un giorno, Charles Dereine si era avvicinato per leggerlo ma non aveva fatto commenti; aveva solo detto, sorridendo, che ci voleva una certa faccia tosta per esporre il ritratto di Marx dopo la caduta del Muro, ma che tutto sommato era un’ottima idea: non c’era libro di economia migliore del Capitale.

Si era girato verso Valérie Moignard e verso i due stagisti che si stavano



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